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"Il Risveglio del Dono Bipolare"

Un cammino verso la cura dell'instabilità emozionale

Edoardo Grecco - Il Risveglio del Dono Bipolare

Non deve fare meraviglia la decisione di pubblicare la traduzione in lingua italiana del libro “Il risveglio del dono bipolare”  dopo aver già dato alle stampe, poco tempo addietro, un’opera dello stesso autore e di contenuto analogo. Infatti “La bipolarità come dono” pubblicato nel 2007, nell’aprire una nuova porta di speranza per il paziente bipolare e per quanti, terapeuti o familiari, ne hanno cura, è stato un saggio letto, riletto e molto richiesto sia dagli addetti ai lavori (medici, psicologi e nell’ambito dei gruppi di auto-aiuto), sia dai floriterapeuti che hanno così potuto avvalersi di un altro utile approccio al loro armamentario.

Il privilegio di aver tradotto questo testo mi ha dato la possibilità di comprendere appieno il senso di tanta generosità di riferimenti poetici trasmessi lungo tutto il libro, e il perché di questo approccio: quando Eduardo Grecco parla di solitudine, sradicamento, oscillazione, sconnessione si ha l’impressione di veder visualizzate di fronte ai nostri occhi queste sensazioni, e tale incanto si conferma nel momento in cui l’autore introduce magicamente versi di vari Autori, che immergono il lettore nella cornice descritta.
Per la prima volta ho percepito quanto la poesia descriva in maniera totalmente appropriata le emozioni più profonde del mondo bipolare, dandone una rappresentazione unica ed incantevole.

Con “Il risveglio del dono bipolare” Eduardo Grecco va più a fondo nell’argomento non solo per quanto riguarda la presa del caso, ma per suggerire un percorso psicoterapeutico ed un piano di vita che copre a 360 gradi ogni problematica legata alla bipolarità e, credo di poter dire, utile per cominciare a mettere quelle fondamenta necessarie e tali perché la speranza di guarigione possa essere portata a miglior fine.

Angela Cavalcanti

Introduzione del Dr. Eduardo Grecco

Dalla sua pubblicazione, nell’ottobre del 2003, La Bipolarità come dono ha determinato un impatto talmente insperato che non smette mai di sorprendermi. Forse la sua ripercussione è dovuta al messaggio di speranza che trasmette, ed al fatto che indica un cammino possibile da percorrere per trasformare l’instabilità emozionale in una virtù. Come in molte altre circostanze, la speranza, a condizione che non la si dilati in modo esagerato (“La speranza che si trattiene è tormento del cuore”, Proverbi) risulta buona ed anche terapeutica, giacché – come illustra il mito di Pandora – è un rimedio contro tutto il male che appare insalvabile, l’ultimo ricorso che gli dei regalarono agli uomini per affrontare i loro problemi e, certamente, un dono che, quando è attivo dentro di noi, produce miracoli.
Inoltre, alcune persone hanno trovato, nelle pagine del mio precedente lavoro, spiegazione a fatti e vissuti della loro vita che hanno preso forma in modo compulsivo, nella loro coscienza, come una lacerante ingiustizia. E il recuperare, pur se in parte, il senso e la continuità dell’esistenza, non smette di essere un’esperienza incoraggiante cui tutti aneliamo e che, sicuramente, spiega il crearsi di una connessione speciale con il libro che la produce.
Di modo che, risvegliando comprensione e speranza, il libro La Bipolarità come dono è servito per salire un gradino più in su (anche se molto piccolo) nel processo che conduce verso una reimpostazione delle radici, del senso e del destino del disturbo bipolare.
Sebbene in modo ancora molto timido, vediamo che sta sorgendo una nuova maniera di comprendere la bipolarità. Ciò non succede come conseguenza delle investigazioni su questo malessere, ma è legato ad una discussione più ampia intorno al concetto di ammalarsi e, in modo particolare, alla credenza che identifica il vivere con il soffrire e l’essere con l’infelicità e la disgrazia.
Nella misura in cui ci andiamo liberando da tali preconcetti lasciamo dietro l’idea secondo la quale bisogna rassegnarsi di fronte alla malattia accettandola come un male, per introdurre a tale riguardo un’altra concezione più generosa e giusta. Nonostante tutto quello che può strapparci, la malattia non è un castigo, un demerito, una condanna, o una disavventura, ma un aiuto generoso nel processo di apprendimento della nostra esistenza. È un cammino che ci avverte quando prendiamo rotte sbagliate e, per suo tramite, abbiamo la possibilità di ritornare sul sentiero giusto. Analogamente ai nostri vincoli, la malattia esercita un insegnamento nella nostra storia, e, pertanto, dobbiamo apprendere da questa ed essere grati per la sua presenza.
Al punto che, se queste premesse si estendessero al trattamento del paziente bipolare, si porrebbe maggiore enfasi su quanto egli stesso potrebbe scoprire in merito al significato della bipolarità nella sua vita, colmando di parole il silenzio del suo malessere e scoprendo anche come la sua oscillazione, esagerata e antagonistica, sia frutto di un talento non sviluppato, invece di inseguire ad ogni costo la meta della “stabilità”.
Il bipolare non riesce ad essere presente nel presente. Il concetto di “ora” è per lui un qualcosa di lontano e inafferrabile. Come anche non può introdurre sfumature nella sua vita; tutto è estremo, fuori di misura e ostile.
Tali circostanze sono dovute alla mancanza di un “centro interiore” di cui soffre ogni soggetto bipolare; difatti, se egli riuscisse a costruire questo asse potrebbe basarsi su punti di riferimento certi, ed espandersi e contrarsi senza perdere la propria centratura. Questa assenza di centro può, inoltre, radicarsi come carenza di contatto con il proprio Sé, nella misura in cui, in questo terreno, il bipolare disconosce chi è realmente e va riempiendo questa ignoranza con fantasie di onnipotenza o diminuzio.
Di tutto questo ho parlato nel libro La Bipolarità come dono, laddove è ben delineata e considerata essenziale, per la cura della bipolarità, l’importanza della manifestazione della creatività insieme alla costruzione del centro interiore e allo sviluppo del dono delle sfumature. E sebbene in quel libro fosse già inserito un capitolo dedicato ai trattamenti possibili, molte persone mi hanno scritto chiedendo: Come guarire? Cosa si può fare di più?
Cosicché, in questo nuovo saggio, presento un PIANO di VITA, che desidero possa essere seguito da altre persone (lo pretendo con umiltà ma anche con fermezza forte della mia stessa esperienza di terapeuta e di bipolare). Sono convinto che quando un paziente adotta questo piano, e lo mette in pratica, può lasciarsi dietro l’antagonismo esagerato e incontenibile delle sue emozioni, cui si è visto oggetto fino ad ora. Pertanto, offro alla considerazione del lettore tale mia convinzione poiché, come afferma Novalis, il grande poeta romantico tedesco: “Non c’è dubbio che qualunque convinzione è totalmente vincente nella misura in cui un’altra anima crede in essa”.
Ognuno è l’agente della sua propria guarigione, in qualsiasi trattamento. Le tecniche sono solo strumenti per raggiungerla. Se la coscienza non si risveglia e non lotta per la sua salvezza, non ci sono molte garanzie di arrivare a dei risultati positivi. È per questo che, anche se il lettore potrà incontrare qui differenti vie guaritrici, la cosa più importante della proposta risiede nella capacità che abbiamo di ravvivare il fuoco del nostro guaritore interno, dato che la bipolarità non sarà sconfitta da mezzi esterni alla persona, ma richiamando la forza interiore auto-guaritrice che le giace dentro assopita.
Bisogna tener presente che i bipolari sono fondamentalmente dei nevrotici, e che tra loro solo una percentuale molto piccola presenta un quadro di personalità psicotica, una perdita della realtà massiccia e costante. Questa puntualizzazione è importante, perché quando smettiamo di considerare le persone bipolari col criterio che gli psichiatri utilizzano per la psicosi, cominciamo a vederle sotto un’altra prospettiva.
Inoltre, questo ci permette di includere nella nostra riflessione tutto un insieme di manifestazioni psicofisiche che hanno un particolare collegamento con la bipolarità o sono forme latenti di tale sofferenza. Chiaramente questo implica un passaggio da un criterio puramente nosologico di classificazione ad una concezione più strutturale della bipolarità. Questo libro, oltre che su una prospettiva strutturale, si basa proprio sul fatto che l’approccio terapeutico non deve dimenticare che non sono i quadri clinici quelli che si affrontano in un trattamento, ma delle persone singolari e uniche.
L’altra questione che ho voluto introdurre è il ruolo del terapeuta, e quale dovrebbe essere – secondo il mio intendere e a partire dalla mia esperienza – la sua attitudine di fronte al paziente bipolare, e che posizione dovrebbe assumere per contribuire alla sua cura. In questa direzione ho voluto rivalutare tutto il lavoro psicoterapeutico, relazionale e di sviluppo personale.
Il terapeuta deve apprendere che, così come Buddha raggiunse l’illuminazione stando seduto sotto un albero, nello stesso modo egli dovrebbe esercitarsi nel sedersi, con immobile fermezza, e ascoltare il paziente senza pregiudizi, senza ansie classificatorie, senza bramosie di cura, ma solo cercando di comprendere il senso dell’oscillazione e la sofferenza della persona che gli sta di fronte.
Nel momento in cui sto terminando di scrivere queste pagine osservo come la notte si vada impadronendo del paesaggio, e cresce la fessura per dove la luce del giorno si allontana verso altri orizzonti. E nelle migliaia di sfumature disegnate dall’oscurità, di forme mutevoli e plastiche – che altre volte ma non oggi ho lasciato passare inavvertite - mi accingo a rimaner sospeso a tal punto che la mia pupilla e la mia coscienza sembrano come intrecciate, e sto diventando un tutt’uno con il tramonto…
Ritorno, ora, alla mia scrivania e agli originali di questo lavoro, ma porto con me l’immagine dell’equilibrata transizione appena contemplata nella Natura, e sentita con tutto il mio essere. Questa permane viva nella mia mente e genera una cascata di pensieri e riflessioni.
In qualche maniera misteriosa ma rivelatrice, in questa immagine del calar della sera, veniva plasmato per me un insegnamento che ora voglio trasmettere in questo libro e condividere con i lettori:

Bilanciamento, non stabilità;
sfumature, non omogeneità;
creatività, non rassegnazione;
piano di vita, non solo trattamento;
flessibilità senza dispersione;
guaritore interno, non dipendenza dall’esterno;
accettazione di aiuto, non di soccorso.
Presenza nel presente,
appassionata serenità.
Giorno e notte succedendosi
incessantemente e tranquillamente…

Non ho parole per ringraziare gli amici delle Ediciones Continente, che sempre hanno fatto il possibile affinché i miei sogni bipolari si convertissero in realtà, ed anche tutti i poeti ed autori che ho citato perché mi aiutassero a sollevare ancor più il velo dell’instabilità emozionale e ad esplorarne i suoi segreti.

Eduardo H. Grecco

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La spesa è uguale se si richiedono copie diverse del primo o del secondo libro del Dr. Grecco. In questo caso specificare bene nella causale quali e quante copie del libro Sessualità o Bipolarità si richiedono.

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